Obiettivo “cinghiali zero” nella zona collinare e montana dell’OltrePo pavese


L’antefatto

Obiettivo ‘cinghiali zero’ è il nome che è stato dato alla disposizione di Ats Pavia e Milano, in concerto con Polizia provinciale e i funzionari di Regione Lombardia per debellare e contrastare la presenza di animali positivi al test diagnostico della peste suina africana nella zona collinare e montana dell’Oltrepò Pavese a seguito del ritrovamento di due carcasse di cinghiale risultate positive al test diagnostico della peste suina, e precisamente uno in località Bagnaria e uno nel comune di Ponte Nizza.

Nella tarda serata di giovedì 29 giugno 2023 si sono riuniti presso la Comunità montana, la dirigenza e i cacciatori abilitati della zona. Durante l’incontro è stata autorizzato l’abbattimento di tutti i cinghiali presenti non solo nella zona “Restrizione II”, bensì di tutta l’area dell’Oltrepo’ Pavese.

Gabriele Scabini, presidente dell’Ambito territoriale caccia 5 di Varzi, ha così sintetizzato il provvedimento: “Se nella fascia collinare e montana della Valle Staffora di notte si sentiranno degli spari questo è dovuto solo ed esclusivamente perchè si sta cercando di debellare questa malattia. E per farlo – conclude il presidente dell’Ats 5 – sarà necessario abbattere tutti i cinghiali attualmente presenti nel nostro territorio. Fatto questo, in futuro si potrà reintrodurre il cinghiale da un nuovo ceppo non infetto e si potrà così riprendere l’attività venatoria”.

In base all’ultimo censimento effettuato dall’ambito territoriale caccia nel territorio collinare e montano dell’Oltrepò dovrebbero essere presenti quattro cinghiali per chilometro quadrato. Gli 11 comuni che fanno parte della zona di ‘Restrizione II’ hanno una densità complessiva di circa 250 chilometri quadrati. Il che significa che, già come era stato stabilito nelle scorse settimane, quest’area è popolata da poco più di 1000 cinghiali.

Già dal 2 gennaio di quest’anno erano iniziate le battute di caccia e sono state effettuate 20 uscite che hanno portato all’abbattimento di 102 cinghiali. Di tutti i capi abbattuti nessuno è risultato positivo.

Considerazioni in merito

La sensibilità verso il regno animale ci porta ad alcune considerazioni che sfuggono alla discussione degli enti locali e che vorremmo fossero oggetto di un dibattito serio e scientificamente sostenibile:
1. Lo sterminio è una soluzione scientifica per contenere la proliferazione della peste?
2. Lo strumento di diagnosi utilizzato è attendibile e preserva da eventuali falsi positivi?
3. Le due carcasse di cinghiale ritrovate, sono decedute alle stesse condizioni cliniche oppure il test positivo è a prescindere dalla concomitanza di altri fattori alterati?
4. L’incidenza di n. 2 carcasse positive al test diagnostico ritrovate in 30 giorni, l’incidenza di 102 cinghiali abbattuti da gennaio in 20 uscite di caccia, tutti risultati negativi al test diagnostico, sono indice di grave allerta tale da giustificare lo sterminio di tutta la specie presente nell’intero Oltrepò?
5. Eliminare una intera specie da un territorio quali conseguenze potrà avere nel medio periodo in merito all’alterazione dell’ecosistema e della catena alimentare? Poiché il cinghiale è una specie onnivora che si nutre di topi, serpenti, granaglie, radici… e carcasse di altri animali, come si pensa di fare fronte a questo ulteriore problema che non può essere classificato male minore, poiché avrà ripercussioni a medio lungo periodo: è possibile scongiurare un danno alla biodiversità?
6. Abbandonando la scienza, e entrando nel merito della statistica, esistono precedenti simili operazioni di sterminio selettivo di una specie che abbiamo portato risultati apprezzabili nel breve periodo (contenimento della risposta positiva al test diagnostico) e di medio lungo periodo in merito alla tutela dell’ambiente, ecosistema e catena alimentare?
Domande lecite che sono state escluse dal dibattito che ha portato alla decisione di sterminare gli esemplari dell’Oltrepò Pavese senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze sull’ambiente e l’eco-sistema.

La visione della natura divisa in bene e male è un limite di questa civiltà, incapace di comprendere i processi biologici elementari ed osservabili; il profitto è la malattia più grave, il morbo inestirpabile, sopravvive a tutti gli stermini e apparentemente nulla lo può eliminare. Possibile che tutto l’interesse sia far ripartire la normale attività venatoria? O meglio, preservare gli allevamenti intensivi che sono la vera problematica della regione e verso i quali si stanno stanziando fondi per inutili soluzioni? (dichiarazione resa da Greenpeace).

Un’osservazione più profonda e scevra da qualsivoglia interesse da difendere sarebbe un passo avanti per l’umanità!

Resta un’ultima domanda fondamentale: evidenza scientifica ne abbiamo? Da tempo cerchiamo il confronto su base scientifica per comprendere la vera natura di ciò che sta accadendo. C’è una fondamentale impossibilità di dialogo: la teoria, teoria! proposta dal chimico Pasteur regna incontrastata, essa individua come causa diretta delle malattie l’azione dei microrganismi (virus, germi, batteri, funghi, micobatteri, ecc.), restringendo dunque l’indagine eziopatologica ad un “attacco all’organismo” da parte di agenti esterni e rifiutando ogni evidenza scientifica che porta a conclusioni e osservazioni differenti, sia in merito alla possibile concomitanza di altri fattori, sia rispetto all’effettivo ruolo svolto dai cosiddetti “agenti patogeni”..

E se questi presunti agenti patogeni fossero il risultato e non la causa di quello chiamiamo malattia, come altri studi scientifici hanno testimoniato nella storia della medicina? Proprio come affermava il Dr. Antoine Béchamp, uno dei primi batteriologi al mondo e contemporaneo di Pasteur.

Cosa accadrebbe se la teoria di Pasteur venisse ufficialmente dimostrata fallace? I governi di tutto il mondo dovrebbero fare ammenda e le Banche mondiali insieme a tutte le fabbriche del farmaco subirebbero danni davvero incalcolabili. Continuare a finanziare la ricerca sulla base di tale teoria, chiudendo i fondi a ricerche scientifiche che sebbene attendibili non incontrano il favore dell’establishment, ritarderà l’affiorare della verità e la possibilità di aprirsi ad un altro modo di curare e migliorare la condizione umana e di tutte le altre forme di vita su questo pianeta.

Possibile che lo sterminio rimanga l’unica soluzione “scientifica” percorribile? È si è già dimostrata nella storia una pericolosa deriva? Oggi è il cinghiale, domani il pollo… ieri chi altro era?

“L’origine delle malattie è nell’uomo e non fuori di esso; ma le influenze esterne agiscono sull’intimo e fanno sviluppare le malattie […]. Un medico […] dovrebbe conoscere l’uomo nella sua interezza e non solo nella sua forma esterna”.

(Paracelso)